Trump e Bitcoin: una storia travagliata ma (forse) vincente
- Silvia Nello
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min

Per anni, Donald Trump è stato uno dei volti più scettici e critici nei confronti di Bitcoin. Nel 2021, durante la sua presidenza, dichiarò pubblicamente che Bitcoin era "una truffa contro il dollaro" e che non avrebbe mai accettato una moneta che potesse mettere a rischio la sovranità finanziaria degli Stati Uniti.
Eppure, oggi, la situazione è molto diversa.
La sua famiglia, a partire dal figlio Eric Trump, ha fondato una società di mining chiamata American Bitcoin, appena fusa con Gryphon Digital Mining e pronta per la quotazione al Nasdaq. Una scelta che fa rumore, perché cambia completamente la narrazione: da "truffa" a "opportunità strategica".
Ma cosa è successo nel frattempo?
Bitcoin: da minaccia a risorsa strategica
Il punto cruciale è che Trump non ha cambiato idea per ideologia. Non è diventato un idealista della decentralizzazione. Ha semplicemente capito una cosa fondamentale: Bitcoin non si può fermare. E, se non puoi fermarlo, è meglio cavalcarlo.
Bitcoin rappresenta oggi una riserva di valore, una possibilità di accumulare ricchezza al di fuori del circuito bancario, un'alternativa concreta in un mondo dove la fiducia nelle monete fiat è in calo costante.
Un attacco al dollaro?
C'è però un paradosso enorme in tutto questo. Se Trump sostiene davvero Bitcoin, sta implicitamente dicendo che il dollaro non è più il re indiscusso. Sta mettendo in discussione la Federal Reserve, le banche centrali, e tutto l'apparato che regge l'economia americana.
Una mossa che può sembrare autodistruttiva... a meno che non si guardi oltre.
Trump è un imprenditore prima che un politico. E come ogni imprenditore, sa che quando un sistema è destinato a cambiare, chi si adatta per primo può dominarne il nuovo ordine.
Trump agisce per il popolo o per interesse personale?
Qui arriva la vera domanda che dovremmo porci.
Trump racconta di voler proteggere il popolo americano dalle Central Bank Digital Currency, di voler ridare libertà finanziaria ai cittadini, di opporsi al controllo totale.
Parole che fanno presa, soprattutto in un'epoca in cui la sorveglianza economica è sempre più pervasiva. Ma dietro queste dichiarazioni, c'è anche un piano economico preciso: usare Bitcoin come leva di potere, creare infrastrutture private di mining, consolidare asset che non possono essere congelati o confiscati.
E allora, chi è davvero Trump in questa storia? Un visionario che anticipa il cambiamento? O un abile stratega che ha fiutato l'affare?
Un segnale da non ignorare
Una cosa è certa: quando anche i più scettici iniziano a comprare macchine per minare Bitcoin, la partita è già iniziata. E chi resta a guardare, perderà l'occasione di capire il vero potenziale di questo strumento.
Non serve tifare Trump. Serve capire il segnale: Bitcoin non è più un gioco da nerd, ma una leva di potere. E chi continua a ignorarlo, sta semplicemente lasciando che altri decidano per lui.
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