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Bitcoin è nato davvero da Satoshi Nakamoto?

«Il problema alla radice della moneta convenzionale è la fiducia necessaria per farla funzionare. Infatti, bisogna fidarsi che la banca centrale non svaluti la moneta, ma la storia delle valute fiat è piena di violazioni di questa fiducia.» – Satoshi Nakamoto



E qui bisogna iniziare a parlare di CYPHER PUNK, si è scritto correttamente! da qui parte la vera storia di Bitcoin.

Nella storia, i messaggi che si scambiò Satoshi erano proprio con questo gruppo che dagli anni 80 cercava una soluzione al problema della vessazione sociale e mancanza di Privacy.


I cypherpunk sono attivisti che vogliono apportare un cambiamenti attraverso l'uso della crittografia informatica, come per esempio violare archivi segreti per rendere pubbliche verità scomode.


Un esempio che puoi visitare è il sito Wikileaks di Julian Assange.


Nel manifesto firmato Eric Hughes del 3 marzo 1993 si legge: "Noi Cypherpunks siamo attivi nella costruzione di sistemi informatici anonimi grazie all’impiego della crittografia, affinché lo scambio di informazioni e di denaro resti riservato. Noi scriviamo i codici software e li divulghiamo gratuitamente affinché siano disponibili ed adottati dal maggior numero di persone".


Una tappa fondamentale nella creazione di Bitcoin, la più celebre delle criptovalute, fu la realizzazione di Hashcash, un sistema inventato da Adam Back nel 1997 come metodo per limitare l’e-mail spam. Il sistema, utilizzato successivamente in Bitcoin come parte dell’algoritmo di mining propose l’aggiunta di un token, (hashcash) all’intestazione dei messaggi e-mail, costringendo in questo modo gli spammer a spendere una notevole quantità di costi computazionali.


Nel novembre del 1998, Wei Dai, un ingegnere informatico, pubblicò un paper nel quale descrisse la sua idea di criptovaluta: b-money, un sistema di cassa elettronico anonimo e distribuito”. All’interno del documento pubblicato sulla mailing list dei Cypherpunks, l’ingegnere propose due protocolli. Il primo, consentiva ad ogni aderente di mantenere un database separato, contenente la quantità nominale di denaro appartenente all’utente stesso. Il secondo, con una variante rispetto al primo sistema, delegava il conteggio dell’ammontare di denaro posseduto da ciascun utente a un sottoinsieme di partecipanti, che attraverso un incentivo economico (basato sulla teoria dei giochi), erano motivati a comportarsi in maniera onesta.


Nel dicembre 2005 Szabo, il blogger, crittografo e inventore degli smart-contracts, pubblicò la proposta di Bit Gold: una valuta digitale basata sul Reusable Proof of Work (RPOW), il trucco crittografico già utilizzato da Adam Back nella creazione di Hashcash. Szabo lavorò per diverso tempo presso la startup Digicash ideata da Chaum e comprese che la stessa, presentava alcuni rischi legati al problema della doppia spesa. La tecnologia RPOW, ideata dal programmatore Hal Finney e basata su dei token crittografici utilizzabili una volta sola, risolveva questo problema, anche se i processi di validazione e di protezione contro il double spending venivano ancora eseguiti da un server centrale. La proposta di Bit Gold descriveva invece un sistema decentralizzato di PoW, dove ognuno, grazie all’utilizzo del timestamping e della firma digitale, possedeva una chiave pubblica propria. Tuttavia, Szabo non propose un meccanismo per limitare l’offerta totale di Bit Gold, ma piuttosto pensò che le unità sarebbero state valutate in modo differente, ossia in base alla quantità di lavoro computazionale svolto per crearle.

 

Tutte le potenzialità di queste idee furono comprese da Nakamoto (dietro la cui identità si celano ancora grandi misteri), il quale riuscì a cogliere il meglio da ciascuna di esse, dando vita a quel progetto assolutamente innovativo che è la tecnologia blockchain.


La tecnologia blockchain presenta infatti molte caratteristiche affini ai tentativi precedentemente portati avanti dai Cyperpunks: al pari di bmoney che si presentava come sistema di cassa elettronico anonimo e distribuito, si tratta di un libro contabile distribuito (distribuited ledger) che permette scambi di valore in anonimato; il meccanismo di validazione delle transazioni avviene attraverso l’utilizzo del trucco crittografico già utilizzato da Adam Back nella creazione di Hashcash e ripreso successivamente da Szabo nella creazione di Bit Gold.


A differenza di Bit Gold, il protocollo Bitcoin prevede però che il numero di bitcoin emessi nel tempo sia definito a priori, in maniera tale da far crescere la quantità totale molto rapidamente all’inizio e poi sempre più lentamente fino a stabilizzarsi asintoticamente sotto la soglia di 21 milioni intorno al 2030.

 

"Non possiamo aspettarci che governi, società o altre grandi organizzazioni senza volto ci garantiscano la privacy per la loro beneficenza. È a loro vantaggio parlare di noi e dovremmo aspettarci che parlino. Cercare di impedire il loro discorso è combattere contro la realtà dell'informazione. L'informazione non vuole solo essere libera, desidera essere libera. Le informazioni si espandono per riempire lo spazio di archiviazione disponibile. L'informazione è il cugino più giovane e più forte di Rumor; L'informazione è più fugace, ha più occhi, sa di più e comprende meno di Rumor.

Dobbiamo difendere la nostra privacy se ci aspettiamo di averne. Dobbiamo unirci e creare sistemi che consentano l'esecuzione di transazioni anonime. Le persone hanno difeso la propria privacy per secoli con sussurri, oscurità, buste, porte chiuse, strette di mano segrete e corrieri. Le tecnologie del passato non consentivano una forte privacy, ma le tecnologie elettroniche sì."

 

Nei 40 anni precedenti al Bitcoin, infatti, diversi Cypherpunk tentarono di creare una moneta digitale coerente con la loro visione.



A te a questo punto la libertà di valutare la storia e bontà di questa tecnologia.


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